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Il Palio di Siena

Sentir parlare del Palio di Siena evoca spesso alla mente l’immagine di una semplice corsa equestre con secoli di storia e tradizione alle spalle, su una pista creata ad hoc lungo il perimetro di una delle più belle piazze italiane.
Non si potrebbe tuttavia fare un errore peggiore, riducendolo al solo momento della “carriera” che, come la punta di un iceberg, è l’elemento più in vista di un sistema molto più ampio e complesso.

Se qualcuno cercasse di spiegare cos’è il vero palio dovrebbe raccontare di come, durante tutto l’anno, scorre la vita all’interno delle contrade di Siena, dei legami di rivalità o amicizia che legano le stesse, dei “cenini” ed eventi dove si ritrovano persone spesso molto diverse tra loro ma che si muovono all’unisono per raggiungere lo stesso obbiettivo: ottenere il “drappellone”.

Ma anche così non si farebbe altro che fornire le basi per iniziare a intuire quell’insieme di sentimenti contrastanti e viscerali che rendono il palio ciò che realmente è: vita. Vita che unisce un’intera città ed esplode in quei tre velocissimi giri di pista, travolgendo turisti e spettatori della “carriera”, inconsapevoli di cosa stia realmente accadendo.
Sin dal mio primo palio è stato bello ed emozionante poter raccontare questo evento con le mie immagini, riuscire a carpire la tensione che precede la mossa, l’eccitazione durante i tre giri di piazza e soprattutto l’euforia dei contradaioli vincitori dopo lo scoppio del mortaretto. Essere in piazza in quei momenti è come stare dentro una cupola di vetro, un mondo piccolissimo dove ogni sentimento umano viene esaltato, si mostra in tutta la sua naturalezza quasi a chiedere di essere immortalato, ambendo all’eternità e alla fama che la fotografia vuol dare.